Parigi – (di Alessandro La Spina) La maggior parte dei capi di Stato e di governo lo aveva affermato, qualche settimana fa, al primo manifestarsi dei focolai nel nord Italia ed oggi viviamo l’esperienza di un continente che corre, in tutta fretta, ai ripari. Quasi tutti gli stati europei, infatti, si trovano ormai costretti ad adottare misure che vanno nella stessa direzione di quelle italiane. Si tratta di provvedimenti miranti alla realizzazione di quel “distanziamento sociale”, che i medici considerano, attualmente, l’unico vero mezzo efficace ai fini del contenimento del virus, l’unico in grado di difenderci dal congestionamento degli ospedali (e soprattutto delle terapie intensive). La Germania ha chiuso le frontiere con cinque stati confinanti, Austria, Francia, Lussemburgo, Svizzera e Danimarca. Secondo quanto riferito dalla Bild, le restrizioni non riguarderanno le merci e gli spostamenti dei pendolari trans-frontalieri. Il paese conta oltre cinquemila contagi. La Baviera, nella quale è stato dichiarato lo stato d’emergenza, è uno tra i land più colpiti. In Francia vengono segnalati circa 900 nuovi casi in un solo giorno, tanto da far balzare il totale ad oltre 5400. Il Presidente Macron parla in diretta televisiva per fare il punto della situazione ed, eventualmente, annunciare nuove e più stringenti misure. Ma nonostante già dallo scorso Sabato sia in vigore, per disposizione del primo ministro Edouard Philippe, la chiusura di caffè, ristoranti, discoteche, cinema e qualsiasi altro locale “non essenziale” al paese, i francesi sembrano rispettare in maniera alquanto approssimativa l’invito ad uscire di casa per soli motivi di grande necessità. Da notare che, nonostante l’emergenza in atto, nella giornata di domenica si sono comunque celebrate le elezioni municipali.
La Spagna, schiera l’esercito in conseguenza dello “stato d’allarme” proclamato dal primo ministro Pedro Sanchez venerdì scorso. Una speciale Unità Militare d’Emergenza è stata dispiegata nelle più importanti città spagnole, con il compito di far rispettare le misure volte al contenimento del contagio e a provvedere, laddove necessario, alla sanificazione degli ambienti. Il paese risulta essere il più colpito in Europa dopo l’Italia, con oltre 9.000 contagi e 329 morti. L’Austria chiude tutto, seguendo l’esempio italiano. I divieti, oltre ad interessare la quasi totalità dei luoghi aperti al pubblico, riguardano anche la frequentazione di parchi e campi sportivi. Il Cancelliere Sebastian Kurz ha annunciato lo stop dei voli da e verso Russia, Ucraina e Gran Bretagna. Proprio nel Regno Unito, paese in cui non sembra che il governo di sua maestà abbia l’intenzione di prendere drastici provvedimenti, fa discutere il contenuto di un Memorandum riservato delle autorità sanitarie britanniche, ottenuto dal Guardian, in cui si sostiene che la pandemia potrebbe addirittura durare fino alla primavera del prossimo anno. La previsione è che il contagio potrà interessare, nel paese, fino all’80% della popolazione. Volgendo lo sguardo ad est, infine, la Repubblica Ceca ha deciso di mettersi totalmente in quarantena nel tentativo di mantenere basso il contagio, che conta oltre 200 casi, con un’impennata registratasi nel fine settimana. In tutto ciò si segnala la particolarità della Russia, in cui il livello di espansione del virus è, al momento, di gran lunga inferiore alla media europea, tanto da far pensare che i controlli nella popolazione non siano stati effettuati con la stessa scrupolosità di altri paesi come, ad esempio, l’Italia. I Media riferiscono di soli 63 contagi, dei quali 60 di cittadini russi, un italiano e due cinesi. Tali cifre potrebbero comunque costituire il risultato di misure assai importanti prese dalla Federazione Russa fin dall’inizio della pandemia, nel mese di Dicembre, misure tali da provocare una lenta ma inesorabile blindatura del paese. Ricordiamo, per esempio, che la Russia ha da tempo chiuso le proprie frontiere terrestri ed aeree con la Cina (quelle terrestri si estendono per circa 4250 Km….) e con i restanti paesi confinanti, ultimo dei quali, come annunciato dal Primo Ministro Michail Mišustin, la Bielorussia.
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