Una spettacolare aurora boreale ha incantato i cieli del nord Europa

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Helsinki – (Di Manlio Passalacqua) Negli ultimi giorni, ma a dire la verità nelle stagioni invernali degli ultimi anni, si vedono sempre più spesso in rete e nei giornali, spettacolari e sinuose immagini di quel fenomeno che noi chiamiamo “aurora”. Solo pochi giorni fa i social sono stati inondati da immagini da località insolite, (come quella inviataci da Hyvinkaa in Finlandia) quali il sud della penisola scandinava ma anche il Regno Unito fino all’Inghilterra, ed il Nuovo Messico negli Stati Uniti.

L’evento, di cui scriveremo, che ha generato è stato definito uno dei più “violenti” degli ultimi anni;  storicamente, esso aveva raggiunto  il suo acme nel 1859 quando pare che l’aurora fu visibile anche da…Roma.

Cosa c’è di strano in questo? Vediamo di capire un po’ cosa sono questi fenomeni, dove e quando si manifestano.

Il motore primo del fenomeno aurorale è il nostro Sole, che genera un’intensa attività elettrica e magnetica durante la sua costante ed instancabile attività di enorme termoreattore nucleare. L’attività si manifesta sulla sua superficie sotto forma di macchie solari, brillamenti, protuberanze e le ormai famose CME (espulsioni di massa coronale).  

Queste attività nel nostro Sole sono soggette ad un ciclo di 11 anni, nel quale la loro intensità varia da un massimo ad un minimo; l’ultimo ciclo ha avuto un suo picco nel 2012, per cui è facile arguire come in questo 2023 siamo di nuovo vicini ad una fase di picco di attività. 

Le attività elettriche e magnetiche del Sole si traducono in una costante ed altalenante emissione di minuscole particelle cariche elettricamente ad alta energia, che noi definiamo “vento solare”; il vento, tuttavia, viene emesso dalla nostra stella in tutte le direzioni dello spazio, per cui la Terra risulta “spazzata” da queste tempeste elettriche, solo in minima parte, quando cioè il fenomeno di emissione di particelle dal Sole avviene nella direzione del nostro pianeta; quindi gli eventi geomagnetici estremi sono anche abbastanza rari per noi. 

Ma come si difende la Terra da un bombardamento così intenso, che rischierebbe di “friggere” ogni forma di vita basata sul carbonio in essa esistente. Come ha potuto pertanto manifestarsi il miracolo della vita su di essa?

Casualmente ma fortunosamente o forse solo per “altre” cause, l’interno del nostro pianeta genera un potente campo magnetico che avvolge la Terra e “culla” ogni forma di vita in esso esistente. Il campo si presenta sotto forma di linee e fasce che avvolgono la Terra, con una simmetrica forma di “semigusci” che emergono dai poli N e S del nostro pianeta. Questo campo è lo stesso responsabile dell’orientamento di tutte le nostre bussole e che per secoli e millenni hanno aiutato marinai ed esploratori nella scoperta delle regioni più remote del pianeta.

La perfetta simmetria dei gusci del campo magnetico, tuttavia, subisce scossoni violenti ed un vero e proprio “schiacciamento” durante le più violente attività solari, descritte in precedenza. L’interazione del vento solare con il nostro campo magnetico genera le cosiddette fasce di Van Allen, lungo le quali la corsa delle particelle solari ad alta energia viene rallentata e deviata, attraverso le stesse, nella direzione dei poli magnetici della Terra.

E’ qui che il nostro scudo di protezione genera una piccola “defaillance”, creando due piccoli varchi, che hanno la forma di ovale, che circonda i poli magnetici della Terra, attraverso i quali alcune particelle riescono a penetrare lo scudo ed arrivano ad interagire con la nostra “alta atmosfera”.

E’ proprio l’interazione fisico-chimica del vento solare con i gas della nostra atmosfera che genera quelle fredde luci, a grande altitudine rispetto al suolo, ed alle latitudini che coincidono con l’ovale chiamato appunto “aurorale”: luci che noi chiamiamo aurore polari (boreali a nord ed australi a sud).

Va ricordato che gli ovali aurorali danzano ogni notte intorno ai poli magnetici, per cui i massimi di manifestazione delle “luci del nord” si hanno a latitudini più o meno corrispondenti con i circoli polari (Scandinavia, Canada, Russia), e non con i Poli veri e propri. 

Nella foto che alleghiamo, relativa proprio all’attività degli ultimi giorni ripresa dalla Finlandia meridionale, i più attenti riconosceranno la costellazione dell’Orsa maggiore e la stella che indica il Nord (Polare).

L’attività del Sole degli ultimi giorni è stata classificata come G4 su una scala di 5, per cui ecco spiegate le epifanie a latitudini così basse.

Va ricordato che le “aurore” non sono gli unici effetti delle attività solari su quelle dell’uomo sulla Terra. 

In funzione delle loro intensità vengono generate modificazioni della propagazione delle onde radio,  correnti indotte a livello del suolo nei lunghi conduttori elettrici, possibili blackout elettrici, riduzione della funzionalità dei satelliti, compromissione della ricezione dei segnali dai satelliti GPS ed anche altro. Per cui anche se non “vediamo” le esplosioni solari con i nostri sensi, ne possiamo “sentire” gli effetti con le nostre strumentazioni nella vita di ogni giorno.

Esiste oggi una vera e propria scienza che studia la meteorologia spaziale (space weather), che provvede anche a previsioni di attività solare ed aurorale; questa scienza sta, per mero effetto collaterale, anche facilitando ed incrementando il crescente turismo astronomico o astrofotografico verso regioni della Terra una volta un po’ temute e dimenticate dal vasto pubblico.

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