Artemis, “passeggiata spaziale” attorno la Luna in attesa del rientro a casa

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Roma – (Di Manlio Passalacqua) Cosa sta succedendo intorno alla Luna in questi giorni? E perché tanto clamore? Riprendiamo a parlare di Orion, la capsula per utilizzo umano, lanciata verso la Luna dal razzo Artemis I, giorno 16 novembre scorso.

La missione, che si concluderà il prossimo 11 dicembre con uno spettacolare splashdown nel Pacifico, ha superato diverse fasi complesse, tutte con successo, fino all’ultima avvenuta il 5 dicembre, verso le 18 ora italiana.

Tuttora la capsula Orion è ancora collegata con il “service module”, di costruzione europea, che consente il sostentamento umano all’interno della capsula, questa volta abitata solo da un manichino, un piccolo Snoopy e tanti sensori, e che permette spinte ed aggiustamenti di rotta successivi. 

Dopo il primo citato fly by intorno alla Luna l’Orion, sfruttando la spinta gravitazionale del passaggio ravvicinato alla Luna, si è inserita  in un’orbita “retrograda” e “distante”, il 25 novembre scorso. Cioè la capsula ha iniziato e compiuto un giro e mezzo intorno alla Luna, orbitando in senso contrario a quello in cui la Luna ruota attorno a se stessa ed alla Terra. L’orbita è definita “distante” in quanto Orion si è allontanata molto sia dalla Luna che dalla Terra, superando il record precedentemente posseduto da Apollo 13 (in quanto missione spaziale progettata per il sostentamento dell’uomo), costretta ad un rientro forzato ed anticipato sulla Terra, a seguito di un serio guasto al modulo di servizio nel 1970 (16.000 km dalla Luna), rinunciando all’allunaggio. Orion ha raggiunto infatti una distanza di oltre 69.000 km dalla Luna e 432.210 km dalla Terra il 28 novembre. Così facendo la capsula ha testato le attrezzature e le condizioni per una futura missione (Artemis II), nella quale vi saranno gli astronauti a bordo, sia per il loro sostentamento e sicurezza, sia per il mantenimento di una rotta che permette un grosso risparmio di carburante e anche il prossimo previsto allunaggio. Orion ha inoltre effettuato delle straordinarie riprese della capsula e della Luna e Terra vicine, utilizzando le telecamere (tipo Gopro modificate) presenti all’estremità dei quattro pannelli solari che le forniscono energia.

Nei giorni scorsi, inoltre, l’accensione programmata del motore del modulo europeo di servizio (giorno 1 dicembre) aveva consentito l’uscita della navetta dall’orbita retrograda, allo scopo di lanciarla nuovamente ad una distanza ravvicinata alla Luna per poter sfruttare quindi l’effetto fionda che riporterà Orion sulla Terra.

Il 5 dicembre, alle ore 17.44 (ora italiana) un’ultima accensione programmata del motore del modulo di servizio, durata circa 3 minuti, ha rilanciato come una palla da baseball la capsula Orion lungo una traiettoria di rientro verso la Terra. L’accensione, come durante il precedente fly by, è avvenuta quando la navetta sorvolava il lato nascosto della Luna, quando quindi nessun segnale radio poteva provenire a noi, né alcuna immagine. Il black out è durato circa 30 minuti, durante i quali la capsula si è nuovamente avvicinata al  minimo della distanza dalla Luna, per sfruttare, oltre l’accensione programmata, anche la forza gravitazionale del nostro satellite, per inserirsi in un’orbita di rientro, come detto (foto).

Ma a cosa è servita questa missione infine?

Artemis I è il primo tassello di una complessa operazione che riporterà entro il 2026 forse, un uomo a camminare sulla Luna. In effetti si tratterà di una donna e di un astronauta di colore; tale scelta probabilmente consegue l’impegno profuso negli scorsi anni dal Presidente Obama, per la riproposizione e conseguente finanziamento delle missioni spaziali in direzione della Luna e poi verso Marte.

Ma non si tratterà della solita passeggiata lunare, tanto affascinante quanto apparentemente priva di significato per l’oberato contribuente americano. Questa volta, nelle successive fasi del progetto Artemis, si provvederà alla costruzione di una stazione orbitante stabilmente intorno alla Luna (Gateway), e che servirà da trampolino di lancio per gli allunaggi successivi; il modulo di allunaggio è stato dalla Nasa appaltato all’imprenditore Elon Musk, ed alla sua impresa aerospaziale Space X, che ancora non ne ha completato progettazione e costruzione. Per cui, in un prossimo futuro, memori delle visionarie previsioni del maestro Kubrik (2001 Odissea nello spazio), gli astronauti partiranno dalla Terra con razzi Artemis, raggiungeranno la Gateway orbitante intorno alla Luna con la capsula Orion, cambieranno mezzo come in un complesso interporto spaziale, ed alluneranno con il modulo Space X. Al rientro dalla Luna, i cosmonauti, faranno nuovamente il cambio di vettore al Gateway, rientrando sulla Terra utilizzando Orion e le sue capacità, che proprio la presente missione sta testando in tutte le sue complesse specifiche.

L’attività dell’uomo sulla Luna, inoltre, che utilizzerà tutta la complessa logistica descritta sinora, sarà volta alla costruzione di una o più basi lunari, che serviranno in un futuro meno prossimo, al prossimo balzo verso Marte, la cui data di realizzazione è ancora molto incerta da prevedere.

Riprendendo la mitologia greca per cui Artemide era sorella di Apollo, Artemis I rappresenterà un nuovo “enorme balzo” dell’uomo verso lo spazio profondo e la colonizzazione della Luna e di Marte, e darà un seguito ideale a quel “piccolo passo” compiuto da un uomo straordinario 54 anni orsono, grazie al programma Apollo. 

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