Roma – (Di Alessandro La Spina) La Giornata Mondiale della Terra, celebratasi lo scorso 22 Aprile, ha rappresentato un’importante occasione per riflettere sulle condizioni di salute del nostro pianeta, oggetto, molto spesso, di interventi antropici che non hanno certo contribuito alla preservazione degli ecosistemi. Ad attirare l’attenzione dei media è stato il vertice tenutosi in videoconferenza tra 40 Capi di governo, realizzato su iniziativa del presidente USA Joe Biden, in cui il massimo esponente della nuova amministrazione americana ha reso nota la sua intenzione di imprimere un forte cambio di passo nelle strategie tese a realizzare una più incisiva salvaguardia dell’ambiente. Da qui, l’annuncio che gli Stati Uniti taglieranno le emissioni inquinanti per una percentuale compresa tra il 50 ed il 52 % entro il 2030: «Siamo risoluti ad agire. Combattendo i cambiamenti climatici vedo l’occasione per creare milioni di posti di lavoro. È il decennio decisivo per evitare conseguenze peggiori». Toni altrettanto convinti hanno caratterizzato le dichiarazioni dei leaders di Russia e Cina, Vladimir Putin e Xi Jinping, così come dei principali governanti europei, Emmauel Macron, Angela Merkel e Boris Johnson, tutti concordi sulla necessità di procedere celermente verso la realizzazione di un sistema economico più sostenibile. Riguardo all’Italia, presidente di turno del G20, il premier Mario Draghi ha focalizzato la propria attenzione sul ruolo che il Vecchio Continente è chiamato a giocare per far sì che si raggiungano gli obiettivi sanciti dagli accordi di Parigi. Con essi – afferma – «ci siamo impegnati a ridurre il riscaldamento globale di 1,5 gradi centigradi, a livelli preindustriali, ma ciò che abbiamo fatto è insufficiente. Mentre lottiamo contro la pandemia non possiamo dimenticare le altre crisi, tra cui quella del clima. Il Piano per la Ripresa ci offre un’opportunità unica, mediante la quale realizzare un’economia più verde e inclusiva, capace di guidarci verso il raggiungimento, in Europa, della neutralità climatica entro il 2050». Alle parole degli esponenti politici, fa eco l’appello lanciato da 101 premi nobel, compresi il Dalai Lama e il genetista italiano Mario Renato Capecchi, che hanno firmato una lettera di sensibilizzazione rivolta ai governi, affinché si giunga alla firma di un trattato con cui bandire l’uso massiccio di materie fossili. Il cambiamento del clima – si legge nella missiva – «sta minacciando centinaia di milioni di vite in tutti i continenti. Carbone, petrolio e gas rappresentano di gran lunga il contributo principale a tale crisi e, per questo, vanno mantenuti nel sottosuolo. I leader, non l’industria, detengono il potere e hanno la responsabilità morale di intraprendere azioni coraggiose, come quelle miranti allo sviluppo delle fonti rinnovabili». Emblematiche, infine, le parole di Papa Francesco, che non ha mancato di far sentire la propria voce con un messaggio diffuso tramite il suo account ufficiale Twitter: «il genere umano ha spezzato i legami che lo univano a Dio e al resto del creato. Abbiamo bisogno di risanare queste relazioni danneggiate, che sono essenziali per sostenere noi stessi e l’intero tessuto della vita».
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