Manlio Passalacqua: “Caro sindaco, Mario Bolognari, perchè non chiudi le scuole in caso di allerta Meteo?”

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1972

Taormina – Riceviamo e pubblichiamo dal Geologo e Professore, Manlio Passalacqua in merito alla mancata chiusura delle scuole durante l’ultimo nubifragio che ha colpito il Taorminese. “Caro Mario – scrive in una cortese missiva Passalacqua – mi permetto di inziare con un tono confidenziale in virtù dei non pochi calci e spintoni che ci siamo scambiati durante i tanti incontri di calcetto, fino a qualche primavera fa. Chi ti scrive è “solo” un operatore del settore, in questo caso, neanche direttamente interessato alla questione, in quanto esule forzato presso la sede di Furci siculo, di un istituto scolastico di cui non farò neanche il nome, per questioni personali. Devo confessare che, dopo un primo momento di arrabbiatura e sdegno decisamente più marcati, adesso sono qui, con molta serenità, cortesia ed umiltà a proporti un quesito, se accetti il contraddittorio, “il” quesito che da tanto tempo bussa contro la mia coscienza: “posso chiederti quali sono i motivi della tua ostinazione a indossare puntualmente il paraocchi in coincidenza degli ormai famosi ‘allerta’ della Protezione Civile Regionale? Trincerarsi dietro il “colore” di una mera previsione, perdonami, offende la tua intelligenza. Come sai anche meglio di me, noi viviamo in un territorio che, per quanto blasonato e pubblicizzato quale “Perla” nei depliantes dei tour operators, da un punto di vista idrogeologico e soprattutto urbanistico e delle infrastrutture può fare invidia solo a territori quali l’ex Rhodesia (per non offendere nessuno). Non devo di certo essere io a dirti quanto pericolosi possono essere solo 15 mm di acqua piovuti in un’ora nel nostro territorio, che poi è quello che accaduto ieri. Tu ribatterai magari che, in quelle ore, come sempre, tu eri seduto a lavorare come la maggior parte dei lavoratori pubblici e privati. Ma noi, caro Mario, loro, i miei colleghi non hanno solo il compito di provare ad educare e formare, ma, molto spesso,  sono costretti quasi a fare da balia ad un numero di “ragazzini” davvero disarmante ogni giorno dell’anno scolastico. Questi ragazzini sono minorenni, e nessuno dei colleghi lascerebbe mai incustodito alcuno di essi anche dopo l orario scolastico, qualora se ne presentasse la necessità. Questo fatto pone automaticamente e puntualmente a rischio anche quei lavoratori “adulti” che, insieme agli alunni,  si trovassero, come ieri è accaduto, intrappolati e braccati in una struttura scolastica che oltre a fare molto spesso acqua, riceve acqua dall’ ambiente esterno in quantità, violenza e modalità del tutto imprevedibili. Quello che sto cercando di dire è che, il materiale umano che abbiamo per le mani, e che è costretto a partire da casa in autonomia, e spesso anche da lontano, utilizzando i più svariati mezzi di trasporto, in quelle condizioni atmosferiche, non è costituito da lavoratori adulti ed indipendenti. Il rischio è davvero grosso. Questo si aggiunge, ovviamente anche alle ore trascorse in aula, quando fuori impazzano tuoni e fulmini, supponendo e sperando che la struttura regga i colpi del tempo senza trasformarsi in arma letale. Esiste tutto un contorno di eventi e rischi che è davvero troppo aleatorio e pericoloso da poter essere lasciato al caso ed alla buona sorte. Ma in questo, io ovviamente, non intendo affatto assurgere a docente…di un docente. Inoltre, il piano di sicurezza e prevenzione dai rischi dell’istituto in questione prevede, come rischio primario, quello idrogeologico, giacendo la struttura praticamente dentro il letto di un piccolo torrente, volutamente dimenticato in sede di pianificazione urbanistica. E non voglio volutamente neanche entrare nella realtà di altri istituti primari e dell’ infanzia, che ugualmente insistono nello stesso territorio, e che conosco poco. A questo punto mi permetto di chiederti: “Perché non vieni a trovarci qualche giorno e ne approfitti per documentarti sulla tipologia di rischio che insiste su ogni istituto del ns territorio, in ogni giorno dell’anno, rischio anche troppo spesso aggravato da strutture vecchie, inadeguate e fatiscenti?” Dobbiamo davvero attendere di contare il numero dei morti , anche qui, in questa terra baciata da Dio, dove davvero “non piove quasi mai”, prima di modificare qualcosa di questa politica che definirei di “apertura a tutti i costi”? Esistono altri oscuri motivi, continuo a chiedermi ed a chiederti? O forse, davvero, siamo tutti noi cosi ciechi ed ottusi da non saper interpretare la realtà, da non capire la natura che ci circonda, che noi definiamo erroneamente cattiva, dirigendo la nostra rabbia e vulnerabilità contro l’uomo “incolpevole”?  O forse siamo sempre noi che non afferriamo il senso ed il peso delle responsabilità che persone e figure preposte alle quali, sostengono, a salvaguardia della nostra incolumità e salute? Certo di una tua replica, e forse anche di aver dato voce ad altri lavoratori, genitori ed alunni del circondario, ugualmente perplessi, se non infuriati, ti saluto cordialmente come sempre”. Manlio Passalacqua

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