Festival Internazionale di Musica Barocca di Scicli, l’esaltante colorismo espressivo di Daniele Condurso

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Scicli – “Serata d’arte e di bellezza – scrive Demetrio Nunnari – tra le volte suggestive del Convento della Croce di Scicli. Nell’ambito del Festival Internazionale “InCanto Barocco”, siede al pianoforte il maestro Daniele Condurso, fine interprete e studioso chopiniano formatosi alla scuola dei più grandi: Pollini, Harasiewicz, Margarius, Vovka Ashkenazy. Per l’occasione, Condurso si esibisce in un monografico dedicato alla figura di Domenico Scarlatti [1685-1757] di cui esegue diciotto sonate. Il maestro tiene tuttavia a precisare come l’esecuzione pianistica delle oltre cinquecentocinquanta attribuite al nostro Compositore sia, già di per sé, un arbitrio, essendo queste concepite per una alquanto generica “tastiera”. Una nota importante, questa, che preannuncia la cifra stilistica e interpretativa della sua performance. Una nutrita scelta di brani, innanzitutto, funzionale ad una visione caleidoscopica dell’arte di un musicista nato all’ombra del Vesuvio e vissuto anche a Madrid: sonate “a ballo”, sonate “d’affetti” e “di bravura”, sonate “da caccia” o “a mo’ di toccata”. La celebre K. 9 – numerazione Kirkpatrick -, in re minore, resa come fosse un’egloga, coi trilli che son quasi cinguettii. Fra i tratti salienti dell’oratoria di Daniele Condurso che più abbiamo apprezzato, è difatti la forza iconica dell’evento sonoro ch’egli produce, in grado di materializzare onomatopee, suggestioni, immagini. È una festa di squilli, gorgheggi, richiami e campanelli. E così Scarlatti è giusto che sia. La Sonata K. 159, la “Caccia”, è  tutta un mirabile gioco di echi. Nella divertita K. 430, in “tempo di ballo”, emerge invece, a dare profondità, il dialogo tra canto e bordone. Con lucida precisione, poi, l’interprete strizza un occhio anche alla forma, riaffiorandone simmetrie, asperità e assonanze talvolta inusitate. Struggenti, i toni poetici di alcune tra le più belle sonate scarlattiane (consegnate peraltro al grande pubblico dagli immensi Horowitz e Gilels). L’Aria K. 32 (poco più che un frammento) e la corposa Sonata K. 466, risolte col fare imperturbabile di chi gioisce della magia dell’istante, e la ostica K. 87, letteralmente “svelata” nella sua rigorosa costruzione polifonica. Accanto al suo pianismo denso eppure attento, però, il maestro Condurso esibisce, della propria natura, anche il côté del professionista compiaciuto, una volta tanto, di quell’arte che si sublima nel diletto proprio e altrui. Chiude, così, il concerto con la temibile Sonata K. 39, autentico sfoggio edonistico di virtuosismo temerario. Pubblico in visibilio, omaggiato con un encore prezioso: La Plainte d’Orfée di Gluck-Sgambati. Una plauso rivolgiamo ai fautori del Festival Internazionale di Musica Barocca di Scicli, Paolo De Ruggiero (Direttore operativo), Marcello Giordano Pellegrino (Direttore artistico ed ideatore del festival), Margherita Rostworowski-Scimone (Pubbliche Relazioni). L’evento si protrarrà ancora per tutto il mese di Settembre 2021, con appuntamenti dedicati alla musica per clavicembalo, canto e orchestra”.

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