L’attenzione del commercialista in tema di antiriciclaggio, normativa incompleta o difficoltà interpretativa?

0
960

Roma – (Pamela Profeta) Partiamo dalla nozione di antiriciclaggio, o meglio di quella riservata alla categoria dei commercialisti. Quello del riciclaggio, per molte categorie di soggetti, è un tema apparentemente ostico. Ma per i commercialisti, specie per quelli che hanno delle realtà professionali ben strutturate, i relativi adempimenti avvengono quasi in automatico. Il ruolo del commercialista, in questo ambito, altro non è che la segnalazione di prove che portano all’occultamento o alla dissimulazione della reale natura, provenienza, ubicazione, disposizione, movimento, proprietà dei beni e dei diritti sugli stessi essendo a conoscenza che tali beni provengano da un’attività criminosa o da una percezione di tale attività. Questo è il principale obbligo dei commercialisti in tema di antiriciclaggio, correlato con la segnalazione delle operazioni sospette. Nel fare delle riflessioni, partiamo proprio dalla nozione stessa di antiriciclaggio,  perché è proprio la ratio di una norma, che deve guidare il suo interprete. E se la legge nel suo complesso non dovesse corrispondere ad una logica unitaria; se il Legislatore non fosse stato ispirato da una esigenza di fondo;  se gli obiettivi della disciplina a cui tende l’antiriciclaggio fossero diversi allora l’attenzione dell’interprete, come del resto accade, si andrebbe a concentrare sulla giurisprudenza e la dottrina. Ma ahime’ anch’essa carente …! Il sistema sanzionatorio associato alle mancate segnalazioni delle cosiddette operazioni sospette, non solo appare ingiusto ma confuso. Spesso i confini delle diverse figure professionali diventano labili. Talmente labili da essere irriconoscibili, per cui si corre il rischio dell’accavallamento di responsabilità. Vale la pena cogliere questo richiamo per proporre la creazione di una sorta di Testo Unico in materia di antiriciclaggio. Lo stesso più che carattere normativo assumerebbe il ruolo di appendice interpretativa delle attuali disposizioni di legge. Naturalmente in tale testo andrebbero citate tutte le categorie professionali ed economiche coinvolte, specificando dettagliatamente per ciascuna di esse obblighi e sanzioni, facendo così chiarezza sul ginepraio attuale. Tale Testo Unico, oltre a profili interpretativi, dovrebbe essere uno strumento idoneo ad  eliminare le disparità in termini organizzativi: software, personale, strutture, tra gli intermediari finanziari e gli altri soggetti obbligati. Sarebbe opportuno prevedere un accesso on line ad un sito istituzionale al fine di assolvere, in modo uniforme e senza spese aggiuntive per gli obbligati,  le disposizioni in materia antiriciclaggio. Infine necessario incentivare la creazione di una banca dati pubblica fruibile da tutti i soggetti obbligati. In attesa di una normativa chiara e soddisfacente l’Associazione Aiace si fa carico di dare concrete risposte, attraverso delle linee guida in tema di antiriciclaggio. Nello spirito della nostra Associazione, concordando con il nostro Vice-Presidente Dott. Alberto Maugeri e con il Segretario Nazionale dott. Giuseppe Spartà, si  invitano le imprese e i professionisti a rivolgersi presso le Sedi Territoriali dell’Associazione per esaurienti chiarimenti. Concludendo concedeteci qualche riflessione di parte sia come commercialisti sia come addetti ai lavori. Noi professionisti aiutiamo lo stato a combattere il fenomeno del riciclaggio di denaro  perché siamo demandati a farlo per onestà e competenze professionali. Noi possiamo farlo pur rendendoci conto delle difficoltà e degli ostacoli oggettivi esistenti. A voi lettori una buona riflessione, così come amava ripetere Giovanni Falcone: “ bastano circolari e protocolli per debellare un fenomeno cosi radicato?

Dott.sa Pamela Profeta

(Odcec di Tivoli – Esperto Scientifico Associazione Aiace)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here