Palermo – (di Giovanni Emmi) Nel mese di agosto 2022, 320 comuni siciliani su 391 non avevano approvato il rendiconto per l’anno 2021 e il bilancio di previsione per il 2022.
E’ questa la situazione drammatica della Sicilia che è il fanalino di coda di un sistema degli enti locali che, in tutta Italia, è sempre in ritardo.
In questo scenario di emergenza cronica, parlare di programmazione è blasfemia. E per questi comuni, sempre in ritardo, oltre al danno rischia di aggiungersi la beffa.
Le risorse del PNRR, i tanto attesi fondi che dovrebbero risolvere strutturalmente tutti i problemi economici e sociali del meridione per i prossimi anni, per questi enti, sono destinati a rimanere una chimera.
Programmare è una questione di visione. Organizzare, prevedere cosa potrà succedere nel prossimo futuro, come cambieranno le esigenze degli utenti-cittadini, quale sarà l’evoluzione del mercato e come migliorare i servizi per gli utenti-imprese, potenziale volano economico e sociale del territorio comunale.
Si parla molto di turismo, per la Sicilia e per l’Italia, come uno degli elementi cardine dello sviluppo futuro, per dare lavoro e opportunità alle nuove generazioni. “I soldi ci sono”, ce li darà l’Europa con il PNRR! Questo è il refrain che ci sentiamo ripetere qualche anno, ma se non si ha un’idea di come investirli. Come vanno presentati i progetti per i bandi, che sono molto specifici e articolati, come sarà possibile cogliere queste immense opportunità?
Navigando sul sito italiadomani.gov.it e scorrendo le risorse destinate al turismo, troviamo dei fondi complessivi per 1,02 miliardi di euro, destinati ad aumentare la attrattività dei borghi attraverso misure che investono sulla vivibilità dei centri storici dei comuni periferici, rispetto ai flussi turistici principali. Con l’obiettivo di rivitalizzarli e migliorare l’offerta turistica, ripristinare il patrimonio storico, creare nuovi percorsi culturali, spingere le economie locali valorizzando i prodotti e le tecniche locali.
Con queste misure si prova a ridurre il divario di cittadinanza e di favorire l’inserimento lavorativo dei giovani.
Un comune che volesse accedere a questi fondi dovrebbe sviluppare un modello di crescita e una visione, dalla quale nasce una proposta turistica destinata agli operatori del settore. Per fare questo è necessario avere bene presente l’immagine del borgo dopo l’intervento, stabilendo in anticipo le iniziative opportune per realizzare quella visione a cui si ambisce.
Un comune che nel mese di agosto non ha ancora approvato il bilancio di previsione per l’anno in corso, sarà mai in grado di mettere a terra l’iniziativa, se non riesce neanche a svolgere le attività ordinarie?
Prima di pensare ad investire e programmare, è essenziale recuperare il tempo perduto con delle attività mirate. Ad esempio organizzare e digitalizzare gli uffici comunali, partendo anche da piccoli interventi che possano migliorare le performance degli uffici e i servizi al cittadino.
Anche in questo caso ci sono dei fondi mirati, risorse che non andrebbero sprecate e che, purtroppo, scontano la scarsa competenza digitale presente negli enti pubblici territoriali.
I settori sui quali intervenire sono principalmente i settori amministrativi, il SUAP, l’ufficio tecnico, i servizi finanziari.
Una attività fondamentale è la formazione del personale, più importante anche della introduzione di software costosi. Sarebbe come acquistare un mezzo speciale senza che nessuno abbia la patente per condurlo.
La digitalizzazione degli uffici parte da una analisi dello status ante, della qualità delle risorse umane e dell’impatto nel tempo che, l’introduzione di nuovi processi e strumenti tecnologici andrebbe a generare.
Solo in questo modo, dopo aver riorganizzato gli uffici con una attività finalizzata a recuperare i ritardi accumulati, sarà possibile preparare il terreno ad una logica della programmazione, unico modo per sfruttare al massimo la pioggia di risorse che attende i comuni, senza che si trasformi in grandine.