Roma – (di Alessandro la Spina) È stata celebrata in tutto il mondo, lo scorso 22 Marzo, la giornata mondiale dell’acqua, istituita dall’ONU nel 1992 come momento di riflessione su un bene primario, che richiede di essere tutelato attraverso scelte e comportamenti miranti a renderlo accessibile a tutti. Da allora, però, poco è cambiato, poiché oltre un miliardo di persone non riesce oggi a utilizzarne nemmeno la quantità minima necessaria allo svolgimento delle più elementari pratiche quotidiane (bere, lavarsi ecc.). La scarsa disponibilità dell’oro blu è, anzi, spesso causa di conflitti diplomatici e, talvolta, armati, al punto da aver generato il recente appello di Papa Francesco, il quale invita a «riflettere sul valore di questo meraviglioso e insostituibile dono di Dio», sottolineando che, per i credenti, esso “non è una merce”, bensì “un simbolo universale”, fonte di vita e salute. Ciò detto, considerata l’importanza di un elemento tanto prezioso, è d’obbligo interrogarsi su quanto i decisori politici siano sensibili al problema della sua salvaguardia. Ad aver realizzato un focus sullo stato di manutenzione del sistema idrico in Italia, è “l’Associazione Nazionale Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI)”, il cui presidente, Francesco Vincenzi, sostiene l’assoluta e improcrastinabile necessità di mettere in campo una strategia finalizzata ad un migliore sfruttamento del patrimonio pluviometrico italiano. «La quantità d’acqua disponibile annualmente, al netto del volume complessivo che viene restituito in atmosfera attraverso l’evaporazione, è pari a 53 Mld di metri cubi. Di questa ricchezza riusciamo, però, a trattenerne solo 5,8 miliardi, circa l’11%. È, dunque, fondamentale realizzare una serie interventi che abbiano il fine ultimo dell’incremento di tale percentuale». L’associazione pone l’accento sul bisogno di aumentare la capacità di invaso, così da «sopperire alle esigenze idriche del territorio, in un quadro condizionato da una crisi climatica caratterizzata dal ripetersi di alluvioni e periodi di siccità in quasi in tutte le regioni». Massimo Gargano, direttore generale ANBI, ricorda come, a settembre dello scorso anno, fosse stato presentato un elenco di opere atte a rendere più efficiente il sistema idraulico nazionale, partendo dalla manutenzione straordinaria di 90 bacini, dei quali 46 al sud, 36 al centro e 9 nel nord del Paese. Oltre a ciò, la bozza prevedeva il completamento di altre 39 strutture, con una spesa di circa 1 mld e 231 milioni di Euro. «Sono tutti progetti definitivi, capaci di rispettare il cronoprogramma indicato dall’Unione Europea e che garantiscono quasi 10.000 posti di lavoro. Per questo, ribadiamo la nostra richiesta di inserimento nel Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza».