Confcommercio: forte calo dei negozi al dettaglio nelle città, rischio desertificazione Commerciale

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Roma – (di Alessandro La Spina) Negozi, caffè, trattorie, tabacchini e rivendite sono da sempre considerati parte integrante di ogni contesto urbano, entità irrinunciabili che animano il nostro stesso agire sociale. Eppure, la diffusione del commercio elettronico unitamente alla forte accelerazione del lavoro da remoto, fattori intensificatisi nel 2020 a causa della pandemia da Covid-19, potrebbero mettere in seria discussione persino l’aspetto che le realtà metropolitane nazionali hanno maturato nel corso del tempo. In un studio dal titolo “Demografia d’impresa delle Città italiane”, pubblicato da Confcommercio, si sostiene che la tendenza in atto negli ultimi anni sia quella ad una vera e propria desertificazione commerciale. Il Report si focalizza  su tutta una serie di dati, i quali descrivono, a tinte fosche, una situazione allarmante: «Tra il 2012 e il 2020 sono sparite complessivamente oltre 77mila attività di commercio al dettaglio (-14%) e quasi 14mila imprese di ambulantato (-14,8%); aumentano le aziende straniere e diminuiscono quelle a titolarità italiana; a livello territoriale, il Sud, rispetto al Centro-Nord, perde più ambulanti, ma registra una maggiore crescita di alberghi, bar e ristoranti. Per quanto riguarda le rivendite in sede fissa, tiene in una qualche misura il settore dei negozi di base, come gli alimentari (-2,6%) e gli esercizi che, oltre a soddisfare bisogni primari, svolgono nuove funzioni, ad esempio le tabaccherie (-2,3%)». Nel 2021 questo panorama non è destinato a cambiare in quanto, continua il rapporto, nei centri storici dei 110 capoluoghi di provincia e in altre 10 città di media ampiezza, oltre ad una ulteriore diminuzione dei dettaglianti (-17,1%) si registrerà la perdita di un quarto delle imprese di alloggio e ristorazione (-24,9%). Uniche attività in crescita saranno le farmacie e i negozi di informatica e comunicazioni. In sintesi, si rischia di non rivedere le zone più antiche e importanti delle nostre metropoli così come esse si presentavano nel periodo pre-pandemia, con un conseguente abbassamento nei livelli di attrattività turistica e qualità della vita. Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, commentando i dati esposti nello studio, suggerisce di combattere il fenomeno attraverso l’elargizione di aiuti agli esercizi commerciali maggiormente colpiti dalle chiusure, l’imposizione di una web tax che renda effettivo il principio “stesso mercato, stesse regole” e, infine, la messa in campo di un piano di rigenerazione urbana finalizzato a favorire la digitalizzazione delle imprese e a rilanciare i valori identitari su cui si fondano le città italiane.

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