CIAO MARILA, COSA HA SVILUPPATO IL TUO INTERESSE VERSO QUESTO PROGETTO FOTOGRAFICO? COSA TI HA SPINTA A SCEGLIERE QUESTI LUOGHI?
Le mie esplorazioni per luoghi abbandonati partono da una passione che ho sempre nutrito nei confronti dell’arte e dell’architettura.
Gli scenari che hanno un legame con la mia professione sono per me delle vere fonti d’ispirazione.
In un periodo in cui si parla tanto di rigenerazione urbana, ho voluto intenzionalmente smuovere l’argomento e la collettività utilizzando proprio la fotografia come linguaggio.

LE TUE IMMAGINI HANNO UN CARATTERE DI DENUNCIA O VOGLIONO COMUNICARE QUALCOS’ ALTRO?
Il mio progetto fotografico intende sollevare la questione dei luoghi abbandonati che perdono piano piano la loro identità lasciando spazio a scenari tristi e desolanti ai quali sono stati volutamente destinati.
E’ necessario e giusto ridonare identità a questi luoghi, rigenerandoli, riutilizzandoli e trasformandoli in beni culturali.
No, non voglio denunciare, voglio raccontare. L’ osservatore trarrà le sue conclusioni.

COME E’ POSSIBILE SECONDO TE FAR PASSARE IL MESSAGGIO USANDO LA FOTOGRAFIA?
Il linguaggio visivo è un linguaggio immediatamente comprensibile, in grado di raggiungere un effetto comunicativo di forte impatto.
Un luogo abbandonato produce il vuoto, ecco perché ho scelto di mostrare queste architetture decadenti attraverso una grafica che definirei “apocalittica” e penso di essere riuscita nel mio intento proprio grazie a questo concept.
Il messaggio è che il vuoto però non deve essere necessariamente improduttivo, piuttosto deve lasciare spazio alla creatività per farne quel che ci pare.
NELLA VITA LAVORI COME ARCHITETTO, MA SEI DIVENTATA ANCHE UNA FOTOGRAFA, COSA RAPPRESENTA PER TE LA FOTOGRAFIA?
Per me la fotografia è una forma d’arte, rappresentare il mondo nella maniera in cui lo vedo.
E’ stato interessante fotografare architetture decadenti, abbandonate, e su questi luoghi della memoria realizzare il mio progetto visivo in grado di trasmettere emozioni e suggestioni e di scaturire riflessioni in chi lo guarda.
Attraverso la fotografia ho realizzato una mappatura di questi luoghi e spero di aver lanciato un messaggio forte e uno spunto per una discussione seria sulla rigenerazione e il riuso dei luoghi abbandonati di Gela.
Intervista realizzata da Alberto Maugeri